Ecco come il termalismo può giovare alle ostruzioni dell’apparato respiratorio, causate da inquinamento atmosferico e fumo di sigaretta.
Mentre il nord Italia è sotto assedio dalla cappa di smog che avvolge grandi e piccoli centri urbani, ritorna prepotentemente alla ribalta il tema dei danni alla salute provocati dall’inquinamento atmosferico.
Le particelle di smog, infatti, hanno un effetto irritante e infiammatorio sulle vie aeree, favorendo lo sviluppo di malattie croniche dell’apparato respiratorio e riacutizzando i sintomi in chi già ne è affetto.
Un aiuto contro queste patologie può arrivare dalle cure termali: idroterapia, inalazioni, fanghi hanno dimostrato di esercitare effetti terapeutici positivi.
Lo confermano le evidenze di decine di studi clinici pubblicati su autorevoli riviste scientifiche (il primo, su Jama, risale addirittura al 1913) che si sono intensificati negli ultimi anni.
“Innanzitutto bisogna precisare che il termalismo non è un’alternativa ai farmaci, bensì una ‘sequenzialità’ al trattamento farmacologico: l’obiettivo è aumentare l’intervallo tra il manifestarsi di episodi acuti e tentare di diminuire il numero di medicine assunte, soprattutto per malattie respiratorie croniche” chiarisce a Panorama.it il dottor Marco Vitale, professore ordinario di Anatomia Umana presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma e Direttore scientifico della Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale (FoRST).
“Studi scientifici hanno mostrato l’efficacia delle cure termali per bronchiti semplici o croniche, sinusiti, ma anche per malattie otorinolaringoiatriche quali laringofaringite e otite cronica”.
In particolare per la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), patologia “caratterizzata da una persistente e progressiva limitazione al flusso aereo, e associata ad una aumentata risposta infiammatoria cronica delle vie aeree e del polmone a particelle nocive o gas”.
In pratica si genera un’infiammazione a livello dei bronchi che fa diminuire sempre più l’apporto di aria ai polmoni.
I sintomi sono dispnea (fiato corto, soprattutto sotto sforzo), tosse ed espettorato cronico. Per la diagnosi il primo esame da effettuare è la spirometria, che valuta la capacità respiratoria.
I numeri (preoccupanti) della BCPO e lo stretto legame con l’inquinamento
È tra i principali responsabili della mortalità nei Paesi industrializzati: il Global Burden of Disease Study prevede che nel 2030 diverrà la terza causa di morte a livello mondiale.
Mentre l’incidenza è praticamente uguale nei due sessi, i decessi sono 2-3 volte maggiori negli uomini nelle fasce d’età più avanzate.
In Italia è la causa del 50% circa delle morti per malattie respiratorie. “Fortunatamente la BCPO si può prevenire, a parte i rari casi di predisposizione genetica: fondamentale è evitare i maggiori fattori di rischio, cioè fumo di sigaretta, inalazione di polveri prodotte da lavorazione di materiale, inquinamento atmosferico” dice il dottor Marco Vitale.
Proprio a causa di quest’ultimo le stime indicano che nei prossimi dieci anni ci sarà un incremento notevole di casi, anche e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
I benefici delle cure termali
Sono diversi i meccanismi che procurano effetti benefici: “le cure termali inalatorie svolgono un’azione mucolitica, molto importante per liberare le ostruzioni bronchiali causate dalla malattia, un elemento rilevante nel migliorare la condizione del paziente e diminuire e rallentare la progressione del danno broncopolmonare” spiega il dottor Vitale.
Il “segreto” del toccasana termale è l’idrogeno solforato, presente nelle acque: “quelle sulfuree hanno un effetto batteriostatico, cioè creano un ambiente sfavorevole alla sovra infezione batterica, che è una complicanza di queste malattie”.
Inoltre studi scientifici dettagliati hanno mostrato che le cure termali inalatorie esercitano un effetto antiinfiammatorio generale: “grazie al trattamento termale alcuni globuli bianchi, quelli che producono molecole responsabili dell’infiammazione come le citochine, sono meno attivi (e diminuiscono un po’ anche di numero), quindi si interrompe il ciclo di auto mantenimento dell’infiammazione cronica” afferma Vitale.
Inoltre il professore spiega che nelle fasi avanzate nella BCPO “c’è una diminuita secrezione di elastasi, che è un enzima che rompe l’elastina, proteina presente nei tessuti polmonari, che crea quelle condizioni favorevoli alla dilatazione enorme degli alveoli, per cui il malato si ritrova con polmoni meno elastici, le vie aeree più occluse e più muco. Tradotto, significa meno spazio respiratorio”.
Il termalismo, soprattutto inalatorio, contrasta alcuni elementi portanti di questo meccanismo.
L’idrogeno solforato, in generale, diminuisce lo stato infiammatorio: “non solo nella BCPO, ma anche in situazioni caratterizzate da infiammazione ad andamento cronico e ripetitivo come la psoriasi e la dermatite atopica”.
Anche i fanghi apportano un miglioramento dell’attività respiratoria. “Quando applicati sulla muscolatura affaticata aumentano la tollerabilità alla fatica” dice Marco Matucci Cerinic, Professore Ordinario di Reumatologia e Direttore della Struttura Complessa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze.
“Ma i fanghi devono maturare, con un processo che dura mesi, tenendo l’argilla, che di per sé non è efficace, in contatto con acque termali. Studi chimici hanno dimostrato che in questo modo si formano microorganismi, alghe e “batteri buoni”. Sono in corso studi clinici per vedere se e come passano attraverso la cute, favorendo l’eliminazione di radicali liberi nei tessuti, nocivi per le infiammazioni”.
Quando e come curarsi
I trattamenti termali, per svariate patologie muscoloscheletriche, reumatiche, respiratorie, della pelle e altre malattie sono inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del Servizio Sanitario Nazionale.
Ma prima di recarsi alle terme è indispensabile una visita dal medico o dallo specialista, che poi prescrive la cura: “bisogna assolutamente evitare la terapia termale durante le fasi acute delle malattie” avverte il dottor Vitale.
“La cura termale è indicata nelle malattie croniche, ma negli episodi acuti è da escludere. Inoltre, all’arrivo alle terme il paziente viene rivisitato dal medico termale, che verifica non ci siano controindicazioni in atto in quel momento, e in tale caso non procede. Altrimenti, sulle indicazione generale del medico inviante, personalizza il percorso del singolo paziente”.
La durata tipica del ciclo di cura è di 12 giorni, poi “bisogna valutare col medico quando riproporre un altro trattamento”.